Con il termine di lavorazione ridotta vengono definite tutte quelle tecniche che tendono a eliminare e/o ridurre la profondità di aratura e quindi limitare il rivoltamento degli orizzonti del terreno. Secondo studi recenti, si possono distinguere in quattro categorie:
Questa pratica prevede l’assenza di aratura e di tutti i tipi di lavorazioni che hanno come scopo il rimescolamento degli strati superficiali di terreno. Comporta l'utilizzo di macchine seminatrici in grado di penetrare il terreno per creare l'alloggiamento e permettere la deposizione del seme, che va successivamente ricoperto per metterlo nelle migliori condizioni di germinazione. Per ottimizzare l'effetto di questa pratica è importante un buon livellamento del terreno, limitare i compattamenti del suolo e una distribuzione omogenea dei residui colturali.
E’ una pratica che comporta lavorazioni a profondità non superiori ai 15 cm accompagnate da una copertura minima del 30% della superficie con i residui colturali. Viene effettuata con erpici o altri strumenti che non siano mossi dalla presa di forza motrice della trattrice o idraulicamente (attrezzi portati, semi-portati o trainati).
Le lavorazioni devono essere effettuate in condizioni ottimali sia di temperatura che di umidità del terreno per evitare la formazione della cosiddetta “soletta di lavorazione” tipica delle lavorazioni tradizionali profonde, ma che nel caso delle lavorazioni minime può essere più pericolosa perché più superficiale.
E' una pratica che prevede di effettuare tagli nel terreno, perpendicolari rispetto al piano di lavorazione, della profondità di 5-8 cm utilizzando strumenti a dischi. L'obiettivo della pratica è quello di rompere eventuali croste formatesi in superficie, di tranciare i residui colturali sul terreno e di diminuire gli eccessi di compattamento dovuti al passaggio ripetuto di macchine agricole. Una particolare forma di lavorazione verticale è il cosiddetto “decompattamento”, effettuato utilizzando attrezzi dotati di ancore in grado di tagliare il terreno fino a 35-40 cm di profondità e di sollevare la zolla senza rivoltare e/o rimescolare gli strati.
Con questa pratica si lavorano solamente delle strisce di terreno larghe non più di 20 cm e ad una profondità non superiore ai 15 cm. Si applica a non più del 25% della superficie lavorata. Si avranno quindi delle fasce dove si procederà alla semina della coltura, mentre almeno il 75% del terreno risulterà coperto dai residui colturali. Si tratta di una pratica che ben si presta alle colture sarchiate, come ad esempio il mais (larghezza delle bande 15-20 cm, interfila 70-75 cm) o la soia (larghezza delle bande 10 cm, interfila 40-45 cm). Lo scopo di lavorare solo la banda destinata alla semina, oltre ai benefici economici ed ambientali, è quello di facilitare il “riscaldamento” della fascia lavorata, garantendo così una più veloce germinazione e sviluppo delle piante.
Benefici ambientali ed agronomici
Effetti potenzialmente negativi
Impatto sul reddito
Opportunità di finanziamento
Piano di Sviluppo Rurale (PSR) - Regione Campania
Tipologia di Intervento: Sottomisura 10.1.2 - Operazioni agronomiche volte all'incremento della sostanza organica.
Dotazione finanziaria per l'attuazione della misura di €225.000.000 (relativo a tutta la M10)
Obiettivo
Incentivare gli agricoltori all'adozione di pratiche agronomiche volte alla conservazione e all'incremento della sostanza organica dei terreni agricoli attraverso l'apporto di matrici organiche e tecniche agronomiche conservative tali da prevenire l'erosione e migliorare la gestione dei suoli contro la minaccia di perdita di fertilità e riduzione della produttività.
Condizioni di ammissibilità
Superficie minima coltivata, almeno per un gruppo di colture pari a 0,50 ettari di SAU (ad eccezione di 0,30 ha per le ortive e 0,20 ha per le floricole, vite e limone) al fine di assicurare una maggiore efficacia ambientale; possesso delle superfici oggetto di aiuto (non è ammissibile il comodato).